Botta e risposta sugli Oscar: Sabrina Ferilli replica a Gramellini con chiarezza

Ricapitoliamo: poco prima della consegna dei premi Oscar a Los Angeles, buona parte di noi, vip inclusi, faceva il tifo per la categoria del miglior film internazionale per un film bello e importante come Io Capitano di Matteo Garrone, nonostante le scarse speranze di vittoria contro un film più visto, ugualmente fondamentale e attuale come La zona d’interesse. Sappiamo tutti che Massimo Ceccherini, co-sceneggiatore di Io capitano, nel suo solito stile, se n’è uscito con una frase che ha fatto infuriare molti (vinceranno gli ebrei perché vincono sempre) e per cui poi si è scusato e ha chiarito. Poi ci si è messa Sabrina Ferilli, con delle parole sibilline per cui è stata attaccata sui social e non solo. Lei ha risposto con una storia IG.

SABRINA FERILLI SUGLI OSCAR, BOTT A RISPOSTA CON GRAMELLINI

Nel caso di Sabrina Ferilli a scatenarle contro le ire generali non è stato quello che ha detto, ma quello che non ha detto. L’attrice aveva scritto, riferendosi a La zona d’interesse: “So perché vincerebbe, non certo perché è un film migliore di Io Capitano. Io tifo Italia, tifo Garrone”. Quel “so perché vincerebbe” ha scatenato i giustizieri del web, che l’hanno in pratica accusata di dire la stessa cosa di Ceccherini senza dirla. A rinfocolare la polemica era stato Massimo Gramellini nella sua rubrica “Il Caffè” sul Corriere della Sera, in un pezzo intitolato “La zona di Sabrina”, in cui scriveva:

PROMOZIONE E POLEMICHE

Pazienza per Ceccherini, ma ci si è messa pure Sabrina Ferilli, una che sembrava allergica ai luoghi comuni. Alla vigilia della cerimonia degli Oscar ha scritto: «Se dovesse vincere La zona di interesse, so perché vincerebbe, non certo perché è un film migliore di Io capitano», Allora ce lo dica, signora Ferilli, visto che lo sa. Tiro a indovinare: perché parla della Shoah e a Hollywood la lobby ebraica la fa da padrona; basta che uno ambienti il suo film nei dintorni di Auschwitz e le statuette gliele tirano dietro, mentre un racconto sui migranti come quello di Garrone non gode di protezioni in alto loco. Le ho letto nel pensiero? Spero di no, ma i pregiudizi sono così prevedibili. Immagino ne abbia messo al corrente il suo collega Roberto Benigni, che vinse l’Oscar nel 1999 con La vita è bella e già all’epoca gli addetti ai livori lasciarono intendere che ambientare la storia in un campo di concentramento era stata una furbata per sedurre la famosa lobby. Certo, vedere un film prima di giudicarlo in certi casi aiuta. Si scoprirebbe che La zona di interesse non è un film sugli ebrei, come sostiene l’arguto Ceccherini, ma su una famiglia che vive a ridosso di un lager senza curarsene. Racconta la miopia del nostro sguardo, la meschineria di chi non alza mai la testa dalle proprie rassicuranti certezze. Insomma, più che un film «sugli ebrei», è un film su chi pensa che La zona di interesse abbia vinto perché parla di ebrei.

RISPOSTA E CLARIFICHE

Sabrina Ferilli ha replicato a Gramellini in una storia IG, scrivendo: “…il caffè domani qualcuno lo può dedicare al suo collega di testata..”, citando un pezzo del critico del Corriere Paolo Mereghetti, per dire che le sue perplessità erano solo di natura cinematografica e sottolineando le frasi in cui il critico dice: :”La zona d’interesse era più furbo che davvero bello, tutto costruito sulla banalità” (…) “E senza quello sguardo morale che invece Garrone aveva cercato con Io capitano”. Insomma, questione di gusti (discutibili) e non di simpatie politiche o meno. E del resto tutto si può dire a Sabrina Ferilli, tranne che sia stupida e che sia una che parla di un film che non ha visto.

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