Licia è madre di due bambini piccoli, Alessandro e Luigi. Il marito, allontanato per via delle continue violenze domestiche, sta per uscire dal carcere dove sta scontando una condanna per rapina e Licia per il timore di ripercussioni decide di denunciarlo e chiedere il divorzio, sperando così di chiudere una volta per tutte quel capitolo doloroso della sua vita.
MA in Familia l’uomo non si fa scoraggiare e al primo giorno di libertà fa visita ai bambini mentre Licia è al lavoro, accompagnandoli al luna park nel tentativo di riconquistare la loro fiducia. Un tentativo vano che prende una piega imprevista quando i fratelli si ritrovano affidati ai servizi sociali, con l’azione che si sposta poi diversi anni in avanti. Luigi, ormai maggiorenne, ha preso dei brutti giri e frequenta una compagnia neofascista, finendo anche lui nei guai con la legge…
FAMILIA, RECENSIONE: UNO PER TUTTI, TUTTI PER UNO
Il film ha certamente un valore simbolico in quanto è l’adattamento del libro autobiografico del vero Luigi Celeste, dall’esplicativo titolo Non sarà sempre così. La sua storia, facilmente recuperabile sul web e del quale non sveliamo altro per evitare potenziali spoiler, rispecchia una situazione vissuta da tanti nuclei familiari, spesso vittima di quei padri-padroni che poi caratterizzano i casi di cronaca nera con violenze domestiche o ancor peggio femminicidi.
Familia, presentato nella sezione Orizzonti alla 81ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia e disponibile nel catalogo di Amazon Prime Video, ha sì il merito di porre l’attenzione su un argomento sensibile e sempre attuale, ma rischia in più occasioni di scadere in una facile retorica nelle corso delle sue, a tratti estenuanti, ore di visione.
BUONI E CATTIVI
Il melodramma è appesantito da una certa ridondanza di eventi, sicuramente utili per approfondire il disagio crescente dei vari personaggi ma poco ritmati, tanto che con mezzora in meno il film avrebbe guadagnato maggior organicità e concretezza. La sottotrama “fascista”, con il protagonista che frequenta circoli di estrema destra, è inoltre introdotta senza poi essere esposta pienamente, risultando troppo timida e a conti fatti secondaria al cuore principale del racconto, incentrato sul percorso di potenziale catarsi e redenzione.
IN UN’AMBIENTAZIONE DI PERIFERIA
Con i quartieri popolari romani a fare da sfondo a questa storia ahinoi fin troppo ordinaria, si muovono così queste dinamiche familiari complesse, con il terrore e la paura di denunciare i propri aguzzini che prendono il sopravvento sul buon senso, trascinando le vittime in un inferno senza apparente via d’uscita. E guarda caso l’epilogo, sempre ricordiamolo resoconto dei fatti realmente accaduti, è una sorta di critica all’indifferenza o all’impossibilità di agire da parte delle istituzioni, con i diretti interessati che devono prendersi in mano la propria vita, con tutte le tragiche conseguenze del caso.
CONCLUSIONI FINALI
Un dramma cupo e a tratti opprimente, ispirato alla drammatica storia vera che ha visto malcapitato protagonista Luigi Celeste, da lui stesso raccontata in un libro che è stato adattato per il cinema da Francesco Costabile, al suo secondo lungometraggio di finzione dopo Una femmina (2022), film con il quale anche questo Familia ha diversi punti in comune.
Madre e due figli, prima piccoli e poi adulti, sotto il giogo di un marito e padre violento, le cui ripetute promesse di cambiamento nascondono ulteriori insidie. Con i rigurgiti fascisti che affascinano il disorientato protagonista quale storyline secondaria, la storia ha sicuramente spunti interessanti e necessari, ma la narrazione risulta a tratti appesantita e avrebbe giovato di qualche sforbiciata in fase di montaggio.