Durante la puntata del 7 aprile di Domenica In, ospiti in studio sono stati i Pooh che hanno raccontato la loro storia. Una carriera ricchissima la loro, che li ha portati ad essere una delle band italiane più amate dal pubblico, con canzoni che hanno segnato la musica italiana. Non sono mancati, però, momenti di difficoltà nel gruppo, come i musicisti raccontano nello studio di Mara Venier che non esita a dire la sua.
Il racconto di Riccardo Fogli
Tra i periodi più tumultuosi affrontati dalla band, ci fu quello che vide l’allontanarsi di uno dei membri più amati, ovvero Riccardo Fogli. Ed è lui, infatti, a raccontare gli inizi della sua carriera con i Pooh: “Io entrai nel gruppo nel 1966 e con loro fu “amore musicale” a prima vista. Il successo che avevamo era incredibile e tutti ci amavano”. Qualche anno dopo, però, non furono divergenze musicali quelle che lo spinsero a lasciare i suoi colleghi, ma ben altre:
Poi, nel 1973, venne fuori che io e Nicoletta, Patty Pravo, avevamo una storia. Avevamo cercato di mantenere tutto segreto ma dopo cinque, sei settimane non fu più possibile. Io, all’epoca, ero sposato con Viola Valentino che mi cacciò di casa.
Nel racconto è intervenuta Mara Venier, che ha risposto prontamente: “E ha fatto bene” riferendosi alla reazione della ex moglie di Riccardo Fogli, una volta scoperta la storia con Patty Pravo, scatenando una certa ilarità nel pubblico.
Roby Facchinetti e l’addio di Riccardo Fogli
Nel siparietto è entrato anche Roby Facchinetti che in merito alla questione ha detto: “Lui si confidava con noi, ci raccontava tutto. Poi ci siamo resi conto che era follemente innamorato perché da un giorno all’altro non ci raccontò più niente”. Fogli, infatti, ha continuato dicendo: “Il problema si presentò quando Nicoletta era diventata così importante che cominciò a essere presente anche nella realtà del gruppo”. E ancora Roby è intervenuto sottolineando:
Noi prima eravamo un gruppo e facevamo tutto insieme ma quando scattò l’innamoramento vero, lui si è naturalmente staccato da noi. Per cui noi non eravamo più quella band “Tutti per uno e uno per tutti” e, poi, successe quello che successe