Come nasce l’idea per un nuovo reportage di “Freedom – Oltre il confine”? «L’idea di ogni puntata nasce da un percorso di scoperta. Il mio lavoro comincia sempre dalle suggestioni, dalle emozioni che provo. Poi, dall’emozione, passo all’espressione razionale, cercando di capire perché un posto mi ha colpito così tanto. Ogni volta mi accorgo di quante cose non so e allora cerco di capirle, leggendo, studiando, girando, chiedendo informazioni, andando sul posto. Così nasce la ricerca, il reportage».
Raccontaci un aneddoto del dietro le quinte, un momento particolare che ti è rimasto impresso. «Un aneddoto particolare è sicuramente il primo reportage che ho fatto: il reportage sul monaco cilentano. Ho deciso di andare su un carro trainato da un cavallo, come faceva allora: ho viaggiato con questo mezzo per diverse centinaia di chilometri, senza aver paura di incontrare qualcuno cattivo perché l’unico male che aveva era la puzza. Ho dormito per diverse notti all’aperto, con addosso il cardigan che avevo addosso all’inizio del viaggio. Mi ha colpito molto vedere che c’è ancora questo spirito. Poi ci hanno colpito molto i servizi sugli Indiani d’America, serata straordinaria questa. Siamo stati lì tutto il giorno, a fare il tour dei vari territori, delle varie riserve. Ci hanno fatto partecipi dei loro balli, delle loro preghiere…».
Come vedi il futuro di Freedom – Oltre il confine? «Mi piacerebbe molto poterlo portare a fare delle puntate all’estero, volerei a fare dei servizi su paesi che hanno un grande fascino. Servirebbe portare Freedom – Oltre il confine dove non è mai stato, come in Giappone, paese incantevole. Fare reportage anche su luoghi con una storia differente, come sul Pianeta Marte: sarebbe il futuro ideale».